SCRITTURE (Se)i C(ecco)&F(atto)

(Se)i sé di C(ecco)&F(atto)

di Alessandra Peluso

Francesco Pasca, poeta, scrittore, uomo poliedrico per eccellenza, presenta la sua pubblicazione  “(Se) i C(ecco) & F(atto)”, edito da I Quaderni del Bardo edizioni.

Con la consueta ironia e la geniale creatività che lo contraddistinguono, C(ecco) si trastulla e ci diverte con un verseggiare tra lettere dell’alfabeto, anagrammi, segni d’interpunzione che creano da sud a nord delle vere e proprie galassie: «Poi ancora il semplice fu, in quel che di latte è fumosa, n’è la Via, in quel che s’ebbe con la smarrita mia. / Fu d’altri “dritta” per noi fu solo Via. /…/ Guardate dunque il Cielo e sia per trovar il suo fine dove orizzonte nasconde e fa andare come randagio lo scienziato di cerchio in cerchio» (p. 28).

Vaga come randagio, Francesco Pasca, cercando di superare il cerchio e rincorrere la liberale forma geometrica in teoremi visivi complicati. In “(Se) i C(ecco) & F(atto)” si ritrovano anche le encomiabili evidenze in fatti sistematici o sistemici come il cielo, la luce, l’oscurità che comprendono con lo specchio le stagioni dell’anima, l’identità del sé a volte intricata ed infinita come il tempo.

Ecco fatto, Pasca lo racconta come se un libero paroliere stesse componendo filastrocche mostruose, labirintiche, coinvolgendo – come scrive lo stesso Stefano Donno nella nota dell’editore – il lettore in un viaggio rivolto verso chi ama perdersi giustappunto nei labirinti del senso, dove sovente frattali di combinazioni sintagmatiche rivelano incanti e fascinazioni talvolta terribili, talvolta dolcissime.

Qui, in questo pamphlet, si compie una dettagliata analisi del termine e sul pensare attraverso la parola. Dal punto di vista di Adriano Accattino si andrebbe addirittura oltre l’ostacolo della parola. Perché per l’autore Francesco Pasca la parola è un vezzo, un appiglio nel quale basta una virgola per giungere al punto e C(ecco) F(atto). Si legge infatti: «Parole sono coi loro segni e pur son l’altrui letture, par sì che, sian di solo pensiero, ch’esse vadano in verso per condurre, ch’esse sian del poter o del voler, siano solo di misure» (p. 29). E ancora: «Non dire mai dove se(i) stato o cosa hai scrutato, dapprima attendi la Nova, la sua Luce» (p. 48). È evidente l’abilità del Pensiero in Francesco Pasca che è insieme Dionisiaco e Apollineo, è il manifesto e il noumeno, appare e non appare, ma si svela e rivela dal cominciamento sino all’epilogo del testo, o meglio del volgersi della vita. E in questo dipanarsi gioca come un bambino che di ingenuo ha poco, Pasca e lì, a saltare da un luogo ad un altro, e a condurre il turista lettore a inabissarsi nei meandri del sé. Tuttavia, nonostante il disorientamento a volte dovuto a ombre e vie impervie, c’è sempre il filo d’Arianna, il Pensiero, in tal caso, che attraverso la parola conduce alla fine del viaggio. E non si può certo dire che sia stato un viaggio noioso.

Francesco Pasca con “(Se) i C(ecco) & F(atto)” espone la naturale maturità di un uomo e, al contempo, la bellezza e il candore dell’innocenza di un poeta.