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La poesia come ricerca dei nuovi strumenti

Di Rossana Apicella - 1979 -

 

La condizione attuale della Poesia si presenta con alcune connotazioni fondamentali intrinseche al tempo che le genera.

La prima è il riproporsi di un nuovo interesse che la Poesia (nel suo spazio universale di proposte e ricerche) suscita nel fruitore, forse più sprovveduto, certo più appassionato, meno privilegiato ed elitario, del protagonista della fase storica conclusa dalla stagione del Maggio Francese. Se la vicenda del Maggio Francese appare, oggi, come una larva di inconclusa e inconcludente Rivoluzione politica (posto che le Rivoluzioni nate dalla violenza possano determinare una svolta del costume e della situazione reale di un clima e di una generazione), questa esplosione rapida quanto rapidamente riassorbita dalla borghesia che l'aveva, insieme, generata ed espulsa, ha lasciato le sue tracce più profonde nel mondo delle Arti e della Poesia.

Il fenomeno più importante è il riproporsi della Poesia come fatto quotidiano, come centro di interesse, come problematica estesa ad un pubblico sempre più vasto e composito. Non è improbabile che a questo riproporsi di interessi fantastico-emotivi, abbia dato il suo preponderante contributo l'espansione della tecnologia a livello quotidiano, come concreto riscatto della dignitas hominis affrancata dalla schiavitù di migliaia di atti faticosi e dispersivi compiuti nel corso di una giornata lavorativa degli anni '60.

Il Maggio Francese è stata la «bataille d'Hernani» della tecnologia liberatrice che, contro ogni utopistico ritorno ad un mitico Medioevo oscillante dai Preraffaelliti alla riscoperta di Gioachino da Fiore, diviene uno strumento di civiltà culturale, estetica, e, forse, religiosa.

Abbiamo distrutto l'Arcadia, lo Strapaese, la Mitologia Francescana. Siamo consumisti, per avvicinare, senza stanchezze inutili, la voce eterna delle Arti che nel tempo divengono e si rinnovano.

Un secondo fenomeno fondamentale strettamente concesso al primo, è l'assimilazione dei mass­media nel linguaggio delle Arti, anzi, la progressiva caduta della barriera che divideva le Arti Belle dalle Arti Minori; se, addirittura, non vogliamo parlare di un prevalere delle cosidette Arti Minori sulle cosidette Arti Belle (per usare una terminologia desueta ma ancora comprensibile agli epigoni di un senescente estetismo).

La prima conseguenza è stato l'attuale fenomeno di una estrema semplificazione del linguaggio: il «linguaggio chiuso», la rarefazione preziosa della parola, la parola che allude ed evoca, sono aspetti di una situazione ermetico-iniziatica che interessa, ormai, solo la sonnolenza del «territorio» inteso come spazio di una cultura borghese. Le posizioni di battaglia si affidano ad un discorso lucido ed esplicito.

Cerchiamo, quindi, una Poesia che sia realmente interprete di una situazione storica. Perchè una fase poetica sia realmente impegnata nel tempo, non è sufficiente (direi: non è determinante) una variazione dei contenuti. Polibio descrisse la gloria degli Scipioni, ma la affidò alla lingua di una ci­viltà morente: Polibio scrisse in greco, e la sua lode non raggiunse la romanità carolingia e dantesca. L'opera di Polibio è altamente poetica di stile epico. Tuttavia, Polibio usò uno strumento che, artificialmente rinverdito di quando in quando, non avrebbe valicato i confini dell'età classica.

Pasolini operò nell'interno delle strutture della lingua per dare veridicità ai suoi romantici discen­denti di Fantine e Gavroche: ma gli eroi di Pasolini restarono relegati nella finzione letteraria dalla quale erano nati.

La Poesia interpreta il tempo quando si esprime nel linguaggio del tempo.

 

Il nostro tempo lessicale e di costume, è caratterizzato da alcuni fenomeni fondamentali che possiamo verificare nel contatto quotidiano con la realtà.

Il primo fenomeno è una semplificazione del linguaggio che tende ad una forma di sintesi sempre più rigorosa. Diminuisce il numero delle parole scritte, e, insieme delle parole dette: è sintomatico, a questo proposito il processo diacronico che rende transitivi i verbi intransitivi, in modo da eliminare la perifrasi espressa mediante la funzione.

Il secondo fenomeno è l'istituzione di un linguaggio giovanile a radici monosillabiche di due origini:

1) anglosassone, ma comprensibile anche ai ragazzi che non conoscono la lingua inglese.

2) fonico-evocativa, che si sviluppa attraverso i fumetti e la pubblicità «uff», «ahi», «oh») con diversi significati che sono indicati dall'accentuazione ed intonazione.

Questo fenomeno può essere considerato come la tipica espressione del valore acquistato dalla esecuzione fonica di un linguaggio più orale che espresso attraverso la astrazione grafica.

Il terzo fenomeno, tipico della più recente generazione, è un uso frequente di un linguaggio a forte carica allusiva, in cui le metafore sono generate a catena, ma con semantica caricaturale e dissacratoria.

Questo riproporsi di un linguaggio di immagini, potrebbe essere la strada, il tramite, per identifi­care o ipotizzare le probabili origini di quell'interesse per la Poesia al quale ho sopra accennato. E' curioso sottolineare che questo gioco di metafore, queste invenzioni verbali o semantiche, siano più frequenti nei giovani che sono usciti da una esperienza tecnologica o scientifica, piuttosto che nei giovani di formazione umanistica. Il fenomeno può essere spiegato dalla prepotente azione di regressione culturale esercitata dagli studi classici, dalla gravitas sconfinante in una Rettorica Asiana suggerita dalla lettura di Cicerone o Quintiliano, o, semplicemente, dalla totale storicità di questi studi: che è bello avere compiuti, solo quando sono stati del tutto dimenticati.

Il quarto fenomeno consiste nella necessità di una illustrazione, di una spiegazione visiva, dell'incontro parolaimmagine (paraglossia è il termine da me creato per indicare questo aspetto tipico del linguaggio contemporaneo), perchè la carica semantica di ogni espressione del nostro tempo, non può essere interpretata dal solo ed unico strumento verbale. Il nostro tempo ha semplificato li linguaggio ma ha reso infinitamente più complessa la problematica individuale e collettiva; la sola parola non è sufficiente per essere un esauriente tramite semiologico.

Il quinto fenomeno può essere ricondotto alla seconda distinzione operata nell'interno del se­condo fenomeno, e, cioè, alla prevalenza dell'aspetto fonico-evocativo nella esecuzione vocale delle radici monosillabiche attraverso le quali sono espressi i sentimenti elementari della sorpresa, dello sgomento, della meraviglia. Questa esecuzione vocale ha due aspetti:

1) se espressa solo attraverso il segno di supersegmentazione, sottintende il gesto

2) se è espressa mediante una immagine, la parola supersegmentata può essere sostituita dal gesto.

In ogni caso, potrò parlare di una carica semantica di forte espressività teatrale. Se il messaggio è affidato alla complementarità dell'elemento verbale e idetico, esso può essere di due tipi:

1) statico;

2) dinamico (o: cinetico).

Nel primo caso, parlerò di una singlossia (anche se uno dei due elementi è sottinteso) di tipo elementare, che si identifica con gli schemi della scrittura visuale, nel secondo caso, parlerò di una singlossia di tipo complesso perchè alla dimensione cinetica è intrinseca la dimensione temporale, quindi, uno spazio di dimensione idofonica einsteiniana.

Tutti questi strumenti sono offerti ad una esperienza poetica inserita nel divenire della nostra fase storica. Dal complesso di questi fenomeni, derivano i seguenti aspetti, o, meglio, le seguenti istanze della poetica contemporanea;

1) rinnovamento della Poesia monoglossica;

2) espansione e assunzione di nuovi mezzi da parte della Poesia singlossica.

Da una più recente verifica delle istanze contemporanee, mi è risultato evidente che non possia­mo, per ora, parlare di una fine della Poesia monoglossica. La Poesia monoglossica è, in questo tempo, una distanza viva dei giovanissimi: se la generazione del Maggio Francese auspicava la distru­zione del libro come strumento del Potere, la generazione post-Risorgimentale dei più giovani fruitori di Poesia, tende a ritornare al libro. Il libro si ripropone come strumento di liberazione dalla gene­razione precedente: una generazione caotica, stoltamente eversiva, dissennatamente contestatrice, alla quale si oppone la pensosa austerità degli attuali adolescenti, il senso ieratico della giustizia, una necessità di rinnovamento contro la distruzione globale auspicata dai falsi profeti della generazione degli anni '70. Tuttavia, questa poetica monoglossica non può ignorare la diacronia delle nuove semantiche: soprattutto, la necessità di sintesi e di chiarezza, ma, insieme, l'urgenza dell'elemento fantastico, la più acuta percettività del fruitore rispetto al gioco bisemantico, all'allusione alogica, alla partecipazione all'azione creativa. In questo senso, non dobbiamo trascurare l'aspetto ludico-fantastico della Poesia monoglossica o singlossica) a schede, carte da gioco, dei libri cancellati, dei libri miniati (come quelli, preziosissimi ed ilarotragici, di Pavanello), mentre avvertiamo una senescenza dei poemi-oggetto, anche per la rapida usura del materiale nel quale sono stati plasmati, e perchè la loro linea è frettolosamente invecchiata dal confronto con i mass-media in continua evoluzione di struttura, forma, colore. Il poema-oggetto è, essenzialmente, gioco: e, come tale, appartiene all'area del Dada, con le implica­zioni emotivo-Iudiche connesse a questa espressione di vitalismo contraddittorio, di energia che si sfalda nel disimpegno. La giovanissima generazione sceglie «la Poesia di libro» (o: monoglossica) purchè essa esprima, insieme, la serietà di una problematica logico-esistenziale, e la conquista di una dimensione metaforica del linguaggio. Ma, insieme, questa generazione rifiuta l'autobiologia, l'erotismo violento (ormai svilito dalla sua assunzione nella impassibilità di una operazione commerciale a basso livello), il gesto gratuito, l'accostamento prezioso. Le sottigliezze di Pound, e, soprattutto, dei neo-poundiani, sono sostanzialmente estranee al nuovo discorso. Questa esperienza monoglossica resta, tuttavia, relegata in uno spazio umano ovviamente elitario: non è possibile, per ora, prevedere se questo riflusso, questo movimento di ritorno alla astrazione grafica, siano un fenomeno di breve o lunga, durata; nella presente situazione, il libro esiste, ed esiste come strumento di una semiologia vivente. Se questa esigenza del libro, poi, sia fenomeno durevole o transitorio, non è assolutamente lecito ipotizzare o prevedere: ogni idea in proposito. è del tutto infondata, perchè il semiologo di rigorosa osservanza non può che constatare i fenomeni, non prevederne lo sviluppo nelle future dimensioni spazio-temporali.

L'aspetto fondamentale, ed intrinseco al tempo, è la slnglossla, pur non escludendo (come ho sopra accennato) una persistenza del fenomeno monoglossico, ma esso appare sempre, o quasi, sempre, accompagnato, evidenziato, completato da un parallelo fenomeno idetico, simbiotico (anche se non completamente) al fenomeno verbale, e cioè riconducibile alla struttura che ho definito paraglossia. La paraglossia è il linguaggio del poster (precedentemente alla influenza della Poesia Visiva), della didascalia, della pagina illustrata: i due strumenti semiologici, quello visivo e quello verbale, sono accostati, esplicativi l'uno dell'altro, come i testi dattiloscritti della Niccolai, o di altri autori che sono ancora radicati nella misura-libro della loro operazione poetica. Tuttavia, l'aspetto fondamentale del tempo resta la scoperta della singlossia, e, cioè, della complementarità di due o più linguaggi tradizionalmente autonomi. La singlossia nasce dai mass-media, e ad essi continuamente rifluisce, in un costante quanto impercettibile avvicinamento delle cosidette Arti Belle alle cosidette Arti Minori: in qualche caso, potremmo parlare di un processo di soprapposizione o identificazione, se non della già accennata pre­valenza delle Arti Minori sulle Arti Belle. Questo fenomeno si avverte soprattutto nella Poesia Visiva, e, in modo particolare, nella Poesia Visiva a forte carica di messaggio politico o di eversione sociale. La rapida, fulminea evoluzione dei tempi e delle circostanze, il crollo ideologico dell'area del Maggio Francese, la progressiva rivelazione delle autentiche spinte date dal Potere alle presunte istanze eversive, hanno contribuito ad indebolire ed affievolire il messaggio della Poesia Visiva in quella stessa praxiglossia da me identificata ed ipotizzata, e rivelatasi, alla prova dei fatti, sostanzialmente utopistica, almeno, nella direzione indicata qualche anno addietro. Dalla Poesia Visiva, resiste la enorme scoperta di un linguaggio, per ora, identificabile nella sua fenomenologia statica (Poesia Visiva, Scrittura Visuale), come incrocio dell'aspetto idosemantico con l'aspetto fonosemantico, e superamento della Poesia puramente verbale, come proposta futuribile a sterminata estensione semantica.

Della possibile evoluzione cinética, mi sembra prematuro prendere coscienza, data la scarsità dei dati concreti in mio possesso: una istanza teatrale esiste, ed agisce quotidianamente sul nostro contesto storico, a partire dall'organizzazione dello sciopero, secondo certi codici visivo-mimici che possiamo quotidianamente verificare nel triangolo industriale.

Si apre, ora, il problema di come e quanto questi aspetti singlossico-cinetici possano interferire nella Poesia: a questo problema cercherò di dare un abbozzo di soluzione nella prossima fase della presente ricerca. AI concetto di Poesia Totale, mi sarà ora sufficiente opporre la proposta di una Convergenza Totale: la nascita di un nuovo linguaggio di poiésis che risalga alle radici della civiltà, e della storia del linguaggio come espressione del collettivo interpretato dal singolo.

La Poesia ritrovata

parola detta

parola scritta

gesto sostitutivo della parola.

In ogni caso, è un linguaggio unico, e serve per riscattare la Monoglossia dalla sua obbligata "via unica", l'equivoco dei Carmina Figurata, di Apollinare, dei Dada: In tutte queste esperienze, la parola si definisce e conclude in un valore puramente iconico, diviene un fatto visivo, decorativo, ludico, e non basta scrivere la parola ombrello in modo che essa tracci, nella disposizione grafica delle lettere, la cupola di un ombrello aperto, perchè il significante acquisti una duplicità di significato. La Paraglossia è il linguaggio nel quale i due elementi, visivo e verbale, sono posti in posizione parallela, uno dei quali ha funzione didascalica, esplicativa: il titolo di un quadro, una scritta sotto un poster pubblicitario. Infatti non si rinnova un linguaggio scrivendo un testo di tradizione sopra una cartolina postale, anche se decorata da un disegno tracciato da un mittente. Le lettere illustrate da un disegno o caricatura, sono una vecchia e garbata facezia in uso nelle buone famiglie, quando l'epistolario era uno degli strumenti per lo scambio di notizie con i propri familiari e congiunti, sostituito, oggi, dalla comunicazione telefonica.

Rossana Apicella con i suoi alunni al " Calini" di Brescia

 

poesia murale a quattro mani.

 

Le opere sono di:

Mirella Bentivoglio
Michele Perfetti
Eugenio Miccini
Gino Gini
Giò Ferri
Giosuè Marongiu
Giovanni Corallo
Bruno Leo
Salvatore Fanciano
Achille Cavellini
Carlo Stasi
Lamberto Pignotti
Carlo Alberto Muttinelli
Arturo Lini
Franco Spena
Francesco Pasca

poeti visivi presenti alla prima mostra sulla singlossia 1979

Ignazio Apolloni, Mirella Bentivoglio, Jan François Bory, Domenico Cadoresi, Ugo Carrega, Mirko Casaril, Achille Cavellini, Vitaldo Conte, Carlo Marcello Conti, Angelo Mino Doninelli, Flavio Ermini, Jochen Gerz, Michele Lambo, Lucia Marcucci, Silvano Martini, Nino Majellaro, Eugenio Miccini, Fulvio Milani, Luciano Morandi, Luciano Ori, Francesco Pasca, Giancarlo Pavanello, Enrico Pedrotti, Michele Perfetti, Paolo Racagni, Lamberto Pignotti, Luigi Rifani, Demos Ronchi, Vitantonio Russo, Salvatore Salomone, Sarenco, Guido Savio, Franco Spena, Gigi Viola, Rodolfo Vitone, Andrea Vizzini.

altri poeti visivi che parteciperanno successivamente

Luciana Arbizzani, Vittorio Baccelli, Marco Belloni, Carla Bertola, Angelo Buscema, Maurizio Camerani, Giovanni Corallo, Salvatore Fanciano, Giò Ferri, Goffredo Fofi, Gino Gini, Bruno Leo, Arrigo Lora Totino, Gruppo Texo Poetico, Armando Ilacqua, Attilio Lunardi, Silvano Martini, Enzo Miglietta, Tullio Montanari, Carlo Alberto Muttinelli, Vanna Nicolotti, Gian Mario Panizzoli, Sergio Pausig, Beppe Piano, Carlo Stasi.

Indicazioni lessicali

Monoglossia. Uso di un solo strumento per trasmettere un messaggio; sia esso un messaggio di fruizione (chiedere ad una persona l'indicazione di una strada, telefonare ad una amica per domandare una ricetta di cucina, stendere la denuncia dei redditi ecc. ecc.), o un messaggio che abbia l'aspirazione di penetrare in zone sottili e segrete della sensibilità, e si proponga come "atto creativo". La Monoglossia può servirsi del linguaggio visivo (disegno che trasmette un messaggio, quadro anche astratto, ma con puro valore iconico), o del linguaggio verbale, nelle sue tre articolazioni fondamentali:

 

Solo con la Singlossia (incrocio di linguaggio visivo e verbale) il linguaggio esprime ed esemplifica il tempo nel quale viviamo e che ha già raggiunto la sua pienezza (anche negativa) in ogni campo che non sia quello del linguaggio di operazione creativa. Intendo per Singlossia l'incrocio del linguaggio idosemantico ( = visivo) e del linguaggio fonosemantico (= verbale) , il punto nel quale i due linguaggi raggiungono la loro complementarità, in modo che l'uno non possa essere comprensibile senza la presenza dell'altro. Pertanto, chiamerò la nostra forma espressiva, non più: Civiltà dell'immagine (che da sola significa ben poco) ma: Civiltà della Singlossia.

 

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