il libro parlante

Il libro parla? Ascoltalo! (storia di un diario emotivo)

di Francesco Pasca

Normalmente un cartaceo si legge in silenzio o lo si declama per un ascolto, raramente, meglio dire mai, ad un libro capita di ascoltarsi e magari sentirsi con la sua stessa voce o di mettersi al centro di un ascolto come fuoco per sopravvissuti con l’intento di: “…strappare qualche briciola precisa al vuoto che si scava…”o con: “…lasciare, da qualche parte, in un solco, in una traccia…” (tratto da l’esergo a nome di George Perec e sapientemente voluto da Vincenzo Ampolo per il suo DIARIO EMOTIVO.)

Da o di un ascolto, dirò di un legno, di un ceppo di ciliegio da far fiorire e farne racconti, di un’ostinazione che s’è scritta per mano di un ascolto di BLUES e da un sé che ha riaperto gli occhi, si è ascoltato. Per un preambolo uso le parole di Vincenzo Ampolo: “oggi me ne starei volentieri a casa (le mie sarebbero, nel mio ego) a nascondermi dentro le parole, con le pantofole ai piedi ed una tazza di caffè caldo tra le mani.” So che per un terapeuta ciò è solo per prendere il problema da lontano, circuire e avvicinarsi con passo felpato, da pantofolaio distratto. Anch’io, in quel ch’è la fantasia in avvicinamento, vado in quell’attuarsi, do la possibilità di un eseguito compiuto e ne scrivo per epifania, per una scrittura. Nell’occasione primaria di una necessità emotiva do anche la mia emotività, per far parlare un accidentalmente costruito dalla vita, per l’attesa di una trasformazione.Le storie dipanate da Ampolo, nel percorso di un ascolto, riusciranno, sempre, a condurci per mano e poi lasciarci. Da uomini dediti ad autodeterminarci preferiamo la sua combinazione certa nelle risposte, alle domande. Da un legno idoneo e da levigare e segare, con passo breve, leggendo, ascoltando, si giunge ad un nuovo ceppo, ci si imbatte nella collana, catena di Tracce di benessere ricombinate, in un più vero da far crescere per cambiare. Per me che oggi traccio la mia sensazione su Vincenzo Ampolo scrittore ritrovo:” Le solitudini e le cure delle relazioni” le trovo in un ascolto, in un attento ascolto, e non solo per farne un titolo che dà il sé e dà voce con: “Diario emotivo” per i tipi di arabaAFenice dicembre 2017 centottanta pagine e 43 illustrazioni di realtà, di libera associazione.

L’Ascoltare è prerogativa: «In ogni mutamento» si ha una storia. Pare che, in quel silenzioso accomodamento di scrittura, ci sia un artefice, un Maestro da lasciare al suo essere terapeuta di personaggi da modellare per le realtà e da far dare corpo anima e immagine per quel che siamo con la prospettiva di uno sguardo all’orizzonte da raggiungere. Ampolo con l’ascolto ci suggerisce da subito l’azione: “E così impariamo a prendere coscienza… proponiamo di modificare ciò che sembra destinato a ripetersi all’infinito” (pag. 16). Poi, nell’ascolto definisce il clima, l’atmosfera, per giungere al monito: “Grigio!!!...che parte… che avanza… Non c’è speranza per chi vive nel grigio, per chi ama questo colore e per chi lo subisce.”Poi ancora rincuora con il risveglio (pag.21) “meglio volare via, insieme al mio piccione curioso…” Ma torniamo alle Storie, all’Abbecedario, al Diario dove le vicende umane come le parole anch’esse si avvicendano, si sommano, si decriptano in linguaggi. Il nostro “Vecchio signore, se preferite, in nostro medico dell'anima dalla barba bianca” ascolta le parole, le solitudini, le malattie, le sofferenze, le aspirazioni, le relazioni continue con altre storie senza regole e senza definizioni. Ampolo assume cautela in ogni ascolto, dà voce ad una fretta che dice di non volere: “…faccio tutto molto lentamente...Ho un tempo che mi va largo, come il cappotto di mio padre quando ero bambino.” (pag. 23) Si evince ch’è uno dei pochi psicoterapeuti, privato dal manifestare l’eccessiva empatia, e non assume l’aspetto dei Mangiafuoco, né può essere il gatto e la volpe, né il Lucignolo. Ampolo si descrive al lettore, da fagocitato, è anch’egli nel ventre della balena come i suoi personaggi, dà voce alla sua pratica di terapeuta con il rumore di pelle d’asino per tamburo all’uopo teso e costruito dai tanti trasformati in asini dalla vita. Da guaritore dell’Anima, della Memoria, ch’è scorza del suo corpo, prova ad ascoltare, ad essere il noi, insieme ai suoi protagonisti, agli ingoiati dalla balena dall’esistenza resasi corrotta per un dubbio in itinere. Non è, né spietato né caritatevole, deve solo circoscrivere il male di esistere nell’apparente e non lasciarsi incantare. Nel racconto per un Diario Emotivo di vite, nel quotidiano, ci sono donne e uomini, c’è Anna che ha perduto il compagno Orlando e che spera di ritrovare innanzitutto se stessa, c’è la pratica del creativo per essere cura “portentosa”, c’è l’esercizio costante a specchiarsi in se stessi con la scrittura e con il rovescio di un termine con cui iniziare a dialogare e ascoltare, c’è persino l’attimo dell’accettare con: “per fortuna mi è andata bene”. Ci sono i perdenti e i vittoriosi. Ci sono le ballate al chiaro di luna e la fune da soffocare una voce. C’è Giacomo con i perché; C’è chi ha avuto il cuore d’oro e di quel cuore se n’è fatto approfitto. Un diario si sa, normalmente, è privato, è custodito gelosamente, ma, se assume l’aspetto di emozione indotta, ecco che rompe lo schema e si palesa, si assapora in parole e desidera ascoltarsi e farsi anche ascoltare. Con l’emotiva opportunità, nell’essere storia cattiva o diversamente desiderata, diventa stanza piena di silenzio, vuole assumere l’aspetto di eco dell’amico, unirsi al forte desiderio e: che ci ascolti e ci permetta di essere veri, liberi e ricchi di speranza (pag. 23)

A fuoco spento ma con cenere ancora calda nelle parole di una creatività c’è Salvatore che, in un orizzonte di abitudine nel farsi del male, crede e ottiene lo stimolo visivo per esplorare, creare e varcare, farne uno nuovo con “le levatrici di una rinascita.” (Pag. 119)

Un bel Diario da non leggere furtivamente ma con l’entusiasmo di capire e acconsentire l’ascolto, come suggerisce, ai suoi pazienti-sognatori, l’Autore.

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