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dell'oltre

Da francesco, 29 Marzo, 2025

L’α Thea. Uomo di Nazareth, è l'ultimo libro di Francesco Pasca. Sarà presentato mercoledì 20 marzo 2013 alle ore 17:30 presso la sala conferenze dell'ex Convento dei Teatini, a Lecce. Intervengono, alla presenza dell'autore, Maurizio Nocera (scrittore) e Antonietta Fulvio (direttore editoriale Il Raggio Verde)
 

Colophon
 
Una pietra da scagliare, un lago, ancora un fiume, al contempo letto e foce e sorgente. Immagini da scorgere emergono diverse dalle parole, perché figlie d’immaginari che si diramano e confluiscono sfogliando via via lettera dopo lettera, dimensione dopo dimensione. L’idea che scaccia la pietra nel lago nel fiume al contempo una e molteplice. C’è un gioco di parole nell’opera di Francesco Pasca, ultima uscita letteraria “L’α Thea. Uomo di Nazareth” edita da Il Raggio Verde. Parole come numeri, tasselli intricati incastrati nell’idea che logica s’assottiglia nella scansione del rigo. Autore che ha fatto parte dell’esperienza letteraria della Singlossia, mette in circolo parole, in questa ultima uscita editoriale, che attingono alla ragione come matrice prima della creazione che tenta, attraverso un processo identificativo, di porre in relazione l’Io-Dio nell’espressione autorale del D(Io) in uno scorrimento letterario a metà fra la dimensione dello Zaratustra nietzscheano ed uno Streben fichtiano che intercetta l’opera di Pasca inchiodandola nello sforzo della pratica letteraria tentando quell’identificazione D(Io) nell’infinità ultima dell’Io, fichtiano, assoluto, che torna a sé. C’è questo tentativo nell’opera di Pasca, questo sforzo, questo streben a diramarsi e tornare a sé, a districarsi e accorparsi, in un luogo, quello letterario, che è un mondo in cui l’autore cuce le sue trame e questa tensione dislocandola in un tempo indeterminato che calca le Sacre Scritture inserite, appunto, in un indeterminato temporale che le destina allo sforzo interiore dell’identificazione D(Io) che permea il tessuto narrativo. Il libro si presenta con in copertina un’opera visiva di Massimo Pasca, intitolata “Non ho mai avuto un diario”, uno spaccato visivo che manipola elementi quotidiani di vita vissuta attorniati nella manipolazione critica ed allo stesso tempo ironica, che spesso sovverte e mette in crisi, di elementi appartenenti alle tematiche del Sacro, o che ad esso richiamano, sfigurando l’agglomerato contemporaneo di segni che ci avvolgono in un magma estremo e soffocante.
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